Visite serali alla BUN Biblioteca Universitaria di Napoli, situata presso l’antico Collegio Massimo dei Gesuiti di Napoli di cui occupa il primo piano e parte del piano terra. La sua fondazione risale al periodo della restaurazione borbonica quando Ferdinando I, con decreto del 4 dicembre 1816, decide di unificare la biblioteca Gioacchina, quella dell’Università e del Collegio Reale, ex Reale convitto del Salvatore. Nel 1869, con il primo decreto Bibliotecario dell’Italia unita, l’Universitaria entrò a far parte delle biblioteche governative “di prima classe “. In base al Regolamento organico delle biblioteche governative del Regno (Regio Decreto 28 ottobre 1885, n. 3464) la "Biblioteca Universitaria di Napoli" fu inserita tra le “Biblioteche che servono ad altri Istituti” e quindi destinata a supportare l’attività didattica e scientifica dell’Università degli Studi di Napoli: la nuova configurazione favorì il deposito di un cospicuo fondo di memorie accademiche e di riviste specializzate.
La BUN custodisce uno straordinario patrimonio bibliografico e documentario di circa un milione di opere tra volumi, opuscoli, incunaboli, cinquecentine, bodoniane, manoscritti, periodici oltre a materiale grafico di varia natura. Particolarmente rilevanti sono: una copia del primissimo libro stampato in Italia, il
Lattanzio di Subiaco di Sweynheym e Pannartz del 1465; la prima edizione napoletana, rarissima, della
Commedia del 1477; il cd. Montefuscoli, un repertorio degli stemmi delle famiglie italiane con disegni acquerellati; la
Geographia di Tolomeo del 1478, con postille manoscritte ai luoghi e alle coordinate geografiche menzionate nel testo.
Ma la BUN è anche uno scrigno inaspettato di reperti archeologici. Nei magazzini del piano terra sono conservati quattro basi di tufo su cui poggiavano i pilastri della primissima chiesa dei Gesuiti a Napoli, costruita tra 1557 e 1563 da Polidoro Cafaro; in un punto è visibile anche una piccola porzione dell’antico pavimento, in mattonelle di terracotta dipinte. Il monumentale arco di piperno, scoperto nell’Ufficio Prestito, forse marcava l'accesso tra la navata ed il presbiterio. Questa chiesa cinquecentesca, di notevoli dimensioni, era in posizione parallela all'attuale via Paladino e svetta con la sua cupola nella pianta Lafrery del 1566. Di notevole interesse è anche la presenza, nei pressi dell’ingresso, di cinque gradoni di piperno: si tratta dei resti dell’antico scalone seicentesco che dal Cortile delle Statue conduceva al Loggiato, abbattuto nel 1941 e sostituito dall’ascensore e dall’attuale scalinata in marmo bianco.
Numero persone per visita: 30
Bambini: no
Accessibilità disabili: parziale
Animali: no